It will be… ‘na bella jurnata

Regola numero uno. Non stare a fissare il telefono in camera. Fa come se nulla fosse: fa’ una doccia. Già fatta? Allora fanne un’altra.

Distraiti, va al bar della piscina a bere qualcosa. E già! E se telefona proprio mentre sono lì?

Ok. Guarda la posta elettronica, gioca con l’Ipad che l’albergo ti ha lasciato in dotazione, parla con le iguane…. Ok, ho trovato. Mi do lo smalto. E’ una di quelle attività che ti obbliga a concentrarti sulle unghie e a distogliere lo sguardo dai telefoni.

Che colore, vediamo… cosa ho portato?…. bianco, rosa antico, rosa pallido, trasparente eeee…. cavolo che azzardo! ho portato anche un azzurrino perlato, ma blando blando, non sia mai che io passi per una donna graffiante.

Metti lo smalto, togli lo smalto, metti lo smalto, togli lo smalto: quando si dice avere le idee chiare.

Speriamo chiami prima di cena. Poi sarò costretta ad uscire, non mi trova…. vorrà dire che non era destino. Col cavolo! Stavolta caro destino non mi freghi! Dirò alla reception di lasciare il mio numero di cellulare all’uomo che mi cercherà. Gli costerà un botto chiamare in Italia per parlare con una che sta magari a cento metri da casa sua, però se ci tiene, lo farà.

A proposito. Il mio telefono che fine ha fatto? Ah eccolo! Era finito sotto tutto… segno che la vacanza sta portando i benefici attesi. Acceso. Ohibo’! 42 messaggi.

Nell’ordine. Lui, l’ex: 25. Operatori telefonici, altri stalkers: 10. Ex collega/amica: 3. Cartasi: 2. Numero sconosciuto: 2 Continua a leggere

Vacche magre addio!

«Ma come? cosa sarebbe? Non si capisce?» mi dice Andrea con aria sconsolata «è un guiro

«Ah, giusto, un guiro» rispondo con un punto di domanda stampato in viso «un guiro di legno, cioè una sorta di grattugia per le verdure?»

«Ma no, che grattugia d’Egitto! E’ uno strumento musicale tipico dei Caraibi» mi risponde stizzito.

«Scusami, non lo conoscevo e poi sono un po’ ancora sotto shock e presa dai miei pensieri», mi giustifico mostrando interesse per questo strano cilindro seghettato «Ci si soffia… da dove?» chiedo rigirandolo tra le mani.

«Ma no, no, non si soffia, si sfrega con un bastoncino!» mi apostrofa strappandomi dalle mani l’arnese musicale «Lo chiedo ad Anna, lei sicuramente lo conosce» borbotta mentre allunga il passo verso il gruppo.

«Si, scusa, è che a me a scuola facevano suonare il flauto dolce di plastica beige, una volta mi sono anche cimentata con la melodica ….non sono molto pratica. Non è proprio un mondo che conosco» rispondo pacatamente mentre lui si allontana, per poi sbottare, raggiunta una distanza tale per cui le mie parole sarebbero arrivate più o meno distinte  «E comunque…. calmino… abbello… Telematch e l’oggetto misterioso non vanno più in onda da un bel po’ e neppure Buggzzum su Montecarlo…. non è che tutti sono esperti di guiri o paguiri, come diavolo si chiama… va in ferie con Piero Angela o suo figlio…., miiiiiii, ma tutti i nevrastènici li devo beccare io…» borbotto.

Oddio, mi ha sentita. Si è fermato. Torna indietro. Oh, mannaggia, mi mancava il battibecco con lui per completare la giornata.

«Scherzavo, suvvia, non ti sarai offeso?» domando sfoggiando un sorriso.

«Scusa, non ho capito, che problema hai? perché sei sotto shock, perdonami se non ti ho chiesto prima, mi sono reso conto solo adesso della mia mancanza di tatto. Se posso aiutarti…» mi dice con modi gentili.

«Ma nulla di ché» rispondo rincuorata, ma pensando “se parlo con lui, tempo mezz’ora tutti sapranno”.

«Confidati, se vuoi, so tenere un segreto se….» mi sussurra dandomi una pacca leggera sulla spalla con la punta delle dita.

«Se? finisci la frase» chiedo sospettosa.

«Se ne vale la pena o se sono costretto, ovvio!» risponde lasciandosi andare in una risata che mi travolge e coinvolge «Dai, sputa il rospo, mi sei simpatica, non voglio vederti preoccupata» insiste.

Sospiro e sbotto «Sai, il ranger, il tipo del tour in fuori strada…. »

«Quel maschione! quello che poco fa era al Renaissance, che assomiglia tanto, tantissimo a Yul Brynner nei Mgnifici Sette, gli manca il cinturone e la colt e poi… » inizia a divagare trasognante

«Si, lui!» lo fermo

«Ebbene?» domanda incuriosito e quasi spazientito.

«Ebbeneeeee…. mi ha invitata per domani ad andare sull’isola privata dell’hotel Renaissance» sparo tutto d’un fiato.

«Ah bello! ma io domani mi sono prenotato per i trattamenti benessere al Machebo» risponde come per declinare l’invito, ma poi dopo una breve pausa di riflessione «Fammi capire! Ti ha invitata, tu e lui e basta sull’isola dei fenicotteri rosa? Ma è fantastico! Porta la macchina fotografica, deve essere stupendo, ma che bella cosa! Wow! Ci vai, vero? Io ci andrei di corsa! E poi con che compagnia!» prosegue tra urletti e aggraziati movimenti delle mani.

«Boh, non so, mah, chissà» rispondo malinconia e perplessa.

«Ma stai scherzando» mi redarguisce «Non hai idea di quante persone al tuo posto sarebbero felici di un invito così. Ho letto che l’isola è piccola, ma veramente bella. E poi vuoi mettere? Lui! Chi sei Greta Garbo e te la vuoi tirare da diva? Ma buttati! Piuttosto cosa ti metti? hai una mise adeguata da Isola del tesoro? nel senso che laggiù c’è l’isola e il tesoro è chi ti accompagna. E per la cena? perché poi secondo me ti invita a cena. Stasera prova costumi e abiti. Dopo cena vengo da te e vediamo cosa recuperare. Ti spiace se lo dico a Enzo? Lui è ancora più bravo di me. Figurati che non ci perdiamo una puntata di “Ma come ti vesti”, adoriamo quel programma!» e chi lo ferma?

«Ok, ok… calmati, sono già io agitata….quindi tu dici di andare. E se fosse il serial killer di Aruba? Eh? e se non tornassi? E se mi abbandonasse sull’isola una volta capito che sono una donna complicata, senza lavoro, abbandonata per una manica di ciucce rinsecchite? Se scoprisse che non sono poi così simpatica? e se mi vede in costume e si accorge degli inestetismi della cellulite e mi lancia in pasto ai barracuda? Perché ci sono i barracuda, lì. Lo so. E se domani mi venisse l’alitosi, che non ho mai, ma magari domani mi viene perché sono sfortunata io… e lui per la disperazione mi abbandona tra le mangrovie. Tu mi vieni a cercare?»

«Senti, per l’alitosi compriamo un pacchetto di gomme da masticare. Per la cellulite… direi che in costume ti ha già vista a Baby beach e se non ti ha annegata in quel frangente, vuol dire che non è la cosa che lo ha colpito di più della tua persona. Terzo sei talmente complicata e piena di paranoie che se continui così pure i barracuda prendono le distanze. Infine, da estimatore di tutti i programmi sul crimine, ti posso assicurare che ad Aruba c’è la stessa probabilità di trovare un serial killer pari a quella di veder spiccare il volo a quella mucca ed entrare in collisione con il boeing che la sorvola» mi dice indicandomi il tetto di quello che sembra essere un pub.

«Grazie, scusami, sono non un po’ in ansia» capitolo abbracciandolo.

«E’ normale, esci da un brutto periodo, lo intuisco dalle tue paure, ma devi reagire e non farti sopraffare. Stasera studiamo il look più adatto. Corriamo, gli altri ci stanno seminando! Ragazzi aspettateci!» mi dice prendendomi per mano e iniziando a correre tenendo stretta la sua tracolla.

«Comunque non dire nulla agli altri per ora…..» ho già il fiatone «…. e siamo sicuri che quella mucca è ben fissata al tetto? Perché magari è gonfiabile, si stacca e blocca il traffico aereo dell’Isola… sai… le vacche scappano, è un modo di dire, ma se si usa ci sarà un motivo».

«Ma smettila! Le vacche non scappano. Al massimo ci sono i periodi di vacche magre, ma non per te. E’ passato. Hai acciuffato un bel manzo! Corri!».

Sarà, ma io con le mie vacche magre non avevo tutta quest’ansia! Mi ero affezionata.

 

 

 

 

 

 

 

 

“L’aria condizionata è fuori uso, il museo resta chiuso”. Se c’è una cosa che apprezzo degli arubani è proprio questa onestà e questa filosofia di vita “non siamo nati per soffrire a tutti i costi”, quindi se non funziona l’aria condizionata mio caro turista, per primo, ma anche noi, è meglio se andiamo a fare un tuffo in mare e rimandando a tempi e condizioni più idonee le nostre aspirazioni culturali.

«Carla, fa caldo!» sghignazzo tra me e me, forse era meglio fare il tour degli hotel di lusso, lì l’aria condizionata funziona di sicuro.

Decidiamo di fare un giro in città, buttando un occhio ai negozi, ai casinò e scattando qualche foto agli edifici tinta pastello delle vie principali. Deliziose, sembrano fatte di zucchero e si ha la sensazione di camminare in un libro di favole tridimensionale.

C’era una volta, su un’isoletta lontana lontana, un gruppetto di italiani messi insieme, molto a casaccio, dal destino. Camminavano per le vie di una città, anch’essa piccolina, tra casette di zucchero e marzapane, tra trenini variopinti e pieni di gente allegra e sorridente, tra profumi di frutta esotica e note di musiche caraibiche…. quando, all’improvviso…. Continua a leggere

Pesci sorridenti & flashback

Salto l’immersione della seconda sosta, ma alla terza come resistere? L’acqua è di un turchese che inebria e se potessi scegliere un colore per il mio personale paradiso, non avrei dubbi, indicherei questo. Ormai sono esperta e mi tuffo senza esitazione. Il burlone resta a bordo, ma vigila su tutti i suoi ospiti da un seggiolino a prua, mentre i suoi colleghi sono tutti intenti a preparare il pranzo.

Nel corso di questa seconda snorkellata sento il cervello che mi si svuota completamente di ogni pensiero e che si popola di sole interiezioni: wow! wow! oooh! uuhh! azz..!!! e ancora wow! a gogo. Ti sembrerò stordita, mio lettore, ma i pesci variopinti nell’avvicinarmi, perché qui ti arrivano fin davanti al naso, mi pareva sorridessero. Più volte mi sono fermata e mi sono chiesta “stai sognando?”, poi alzavo lo sguardo e vedevo il catamarano o le chiappe perizomate di Chucky all’orizzonte e dicevo: ok son desta, ma meglio tornare ai sogni!

Chissà perché quando si vivono esperienze estatiche di questo genere finiscono per riaffiorare alla mente ricordi lontani, che non pensavi neppure di aver trattenuto. Infatti, mentre mi godevo il sorriso dei pescetti, mi è tornata in mente una leggenda che mi raccontava mia nonna, quando da bambina, durante le vacanze in Sicilia, mi intimava di uscire dall’acqua perché altrimenti avrei fatto la fine di Colapesce: il ragazzetto così abile nel nuotare e nell’immergersi che fu chiamato da destino a perdersi nei fondali del Mediterraneo per sorreggere una delle tre colonne sulle quali posa l’Isola. Continua a leggere

Snorkeling con burlone e burlesque

Una bella dormita e la speranza che al risveglio tutti siano più sereni. Mentre mi preparo per la colazione, penso a Betty e a Marco e mi vengono in mente le litigate con il mio ex, le tribolazioni e le lacrime.

Era, e penso sia ancora, un conquistatore seriale. Come Marco non riesce a resistere alle lusinghe della rete, alle facili conquiste sui social, alle avances di donne dall’ego apparentemente smisurato. Anche cessi (mi sia consentito), babbione o dotate di due/tre neuroni a dir tanto, che al massimo leggono l’oroscopo sui settimanali femminili quando vanno dal parrucchiere, ma che a gesti, modi e moine lasciano intendere faville tra le lenzuola.

Ho cercato di capire che tipe fossero spiando le loro bacheche di facebook (tanto furbe da lasciarle pubbliche nel 90% dei casi). Avevano tutte più o meno le stesse abitudini: postavano aforismi e frasi celebri di scrittori, tutti di tipo sentimental-romantico-psicologico e morale. Al primo posto della classifica dei più postate c’erano le coelhiate e a seguire le oshate. Coelho e Osho mi erano mai stati particolarmente simpatici, ma grazie a Zuckerberg ho finito per avere reazioni allergiche ad ogni loro frase celebre. Il vangelo, il verbo, la fonte di ogni ispirazione, per tutte, però, era sempre e solo Sex and the city. Continua a leggere

Scarpetta e schermaglie

«Buono tutto, anche il caffè!» esulta Alfredo a fine pasto leccandosi i baffi.

«Insooooomma, forse un po’ troppo condito, un po’ troppo unto, almeno per i miei gusti» ribatte subito Carla

«E in effetti sì, Carla, una scarpetta così, come dire, “professionale”, ti impegnata molto, è un grosso sacrificio per i tuoi gusti, o sbaglio?» interviene sarcastica Mariaelena.

«Che c’entra? A me piace fare scarpetta. Poi non parlavo della mia Keeshi Yena, mi riferivo ai vostri piatti. Avevate tutti degli intingoli d’accompagnamento» risponde scocciata Carla

«Si, ma i miei intingoli, come li chiami tu, erano salsine buonissime e ci stavano benissimo ‘ncòppa ai gamberetti cotti sulla piastra. E poi…tu pigliàt a’ penà toja, e maronn ru carmn, ma ogne dduje e ttre hai da lamentarti, nun scassà BIP» sbotta Mariaelena sussurrando e ultime tre parole (forse perché non vuole proprio scatenare la rissa) e cercando la complicità di Luisa, la quale, però, finge di non sentire mostrandosi interessata all’etichetta dell’acqua minerale «La fanno qui! è purissima» esclama, come il noto alpinista di Bressanone. Continua a leggere

Keeshi Yena, ridens

Qualcuno sceglie il tipico Mahi mahi on the stone (pesce dei Caraibi), altri il salmone, i due vegani ordinano delle verdure, altri ancora il Keeshi Yena con la tipica ricetta di famiglia che consiste in filetto e pezzi di pollo in umido con un mix di erbe e spezie varie, il tutto ricoperto da una spessa crosta di formaggio Gouda. Io, come ho detto, mi lancio sulle capesante, sperando mi avanzi un po’ di spazio per il dolce.

La cucina di Chef Edward si mette in moto per noi e nell’attesa ci lanciamo su appetitosi stuzzichini. Il servizio è eccellente, il vino va giù bene, fin troppo. E’ bianco e a me il bianco a volte fa venire la ciucca cattiva che può essere di due tipi: la triste, che mi fa piangere per un nonnulla, e quella “cazzuta” che mi toglie i freni e mi fa dire tutto quello che penso. C’è poi una terza ciucca, quella allegra, ma mi è capitata solo con Champagne e Alta Langa. Con questo Chardonnay argentino quindi devo essere molto cauta, un bicchiere di troppo e potrei perdere il controllo.

La password è servita, o meglio comunicata e così Marco per primo e a seguire un po’ tutti gli altri si connettono al wi-fi e al mondo che ci attende al ritorno. Mi collego anche io, non ho tanta voglia di fare conversazione, la mia reazione ai fatti di Betty forse è stata un po’ troppo partecipata e qualcuno potrebbe tentare di capire il perché di tanto coinvolgimento. Non voglio dare spiegazioni, soprattutto non voglio mettere tra le fauci di Chucky il mio privato. Continua a leggere

Papiamento

Ci siamo rimasti tutti un po’ male. Sebbene il tradimento o il flirt selvaggio siano cose piuttosto comuni, soprattutto di questi tempi (l’avvento delle chat e dei social network ha elevato a potenza le occasioni di inciucio), dispiace, sempre, vedere qualcuno che soffre e tribola, in diretta, per amore.

Finché è un film, ti fai il tuo pianto liberatorio, asciughi le lacrime e al “the end” tutto torna come prima. Idem per un libro, riponi il volume nella libreria e finisce lì. Un drammone in corso, in 5D, dove tutti i tuoi sensi sono coinvolti è molto più straziante. Inconsciamente ci diciamo che siamo toccati perché proviamo affetto per la persona che in quel momento soffre. Forse, un po’ è vero, ma in realtà la situazione riesuma ricordi e resuscita sentimenti che abbiamo provato tutti e che abbiamo cercato di soffocare. Ferite che si riaprono e che turbano sempre.

Chi non ha sofferto per amore, scagli la prima pietra! Le mie reminiscenze in materia mi riportano indietro, non vorrei esagerare, ma alle elementari. A quel Daniele che, nonostante la nostra comune passione per Goldrake a Furia – il cavallo del west e per le merende a base di marmellata che ci preparava sua nonna Andreina, finì per baciare la rossa e svampita Valeria, che non era neppure tanto brava a scuola, ma aveva le lentiggini, sguardi languidi e sorrisetti ammaliatori. Peculiarità che negli anni, crescendo, ha perfezionato e affinato tanto che oggi può permettersi di andare a fare la spesa a bordo di un candido ed enorme suv tedesco ed è, niente meno, convolata a nozze con un importante imprenditore edile della città. Continua a leggere

Sicurezza indiscreta

Ci attende una cena coi fiocchi. Nel ristorante più rinomato dell’isola, ovvero il Papiamento. Ma prima una sosta al Bucuti per indossare il pezzo migliore, quello che si tiene in valigia per le grandi occasioni e che immancabilmente trovi stropicciatissimo, proprio perché resta sul fondo e ti dimentichi di averlo al seguito.

Io mi sono portata il vestito Valentino che ho comprato all’outlet con lo sconto del 70% sul prezzo da outlet (una super offerta!) e che ho indossato alle ultime cinque cresime, alle ultime quattro comunioni e anche a due battesimi. Non vado volentieri ai matrimoni e ho declinato gli ultimi inviti, così non ho avuto occasione di sfoggiarlo nel corso di sposalizi.

Ho indossato questo abito anche ad una festa organizzata dalla ditta per la quale lavoravo alla Salle des Etoile allo Sporting di Montecarlo, una cosa in grande stile per lanciare un nuovo prodotto. Ero in tiro come non mai. Vestitino, pochette, scarpe col tacco vertiginoso (almeno per i miei standard), ma comodo, bello largo. Ho rinunciato ai tacchi a stiletto da quando, in una delle rare occasioni, un anniversario di nozze, i tacchi si sono incastrati nella griglia del condotto di areazione di un parcheggio sotterraneo. Sono planata sull’asfalto come un rondone caduto dal nido e le mie scarpe sono rimaste bloccate nelle fessure. Una figuraccia! Senza parlare delle escoriazioni. Mi videro in molti, mi soccorse un signore anziano che mi offrì il suo bastone per rialzarmi e per disincagliare le mie elegantissime calzature. Continua a leggere

Matrimonio all’arubana

Una cosa è certa, ma l’ho capita solo adesso. Se siete single di ritorno e siete un po’ incavolate perché il vostro progetto di coppia è fallito da poco o non è affatto decollato, beh, non andate ad un matrimonio in spiaggia. Tutto sto tripudio di felicità e di festa per gente che convola a nozze, nel bel mezzo di un cotanto paradiso, potrebbe mettervi seriamente di cattivo umore.

Ad ogni modo, se siete temerarie/temerari e vi spingete in questi luoghi ecco le cose da non fare e non dire quando vi trovate ad assistere ad un matrimonio in spiaggia.

Consigli utili, per evitare le gaffe in cui ci siamo imbattute noi, acide zitelle italiane invidiose, criticone e anche un po’ attaccabrighe. Continua a leggere